Bologna: così vicina, così lontana

Ho sognato che la Corripavia diventava un evento anche al di là della corsa, anzi, forse proprio per un “qualcosa” che con la corsa apparentemente c’entrava poco. Ho sognato che la sera prima della mezza maratona, in una piazza della Vittoria gremita di gente, il Comune e (soprattutto) i ricchi sponsor della manifestazione offrivano un concerto gratuito alla città e agli atleti. Ho sognato Max Pezzali e Drupi sul palco (sotto uno striscione con il nome della Corripavia scritto grande così) con un contorno di cabarettisti, gruppi giovani e stelline locali, e alle loro spalle un grande maxischermo in cui scorrevano immagini di gare e di corse, per dare un segno preciso all’evento. Ho sognato che, com’è normale, la Pavia che corre aspettava la Corripavia (ah, che bel gioco di parole), ma nel mio sogno la aspettava anche la Pavia che non corre (miracolo!) perchè regalava un’occasione per ascoltare musica, farsi due risate, stare tutti insieme una sera d’autunno nella piazza principale della città. Poi mi sono svegliato, mi sono appuntato il pettorale alla maglietta e sono andato alla partenza.

Mi trovavo a Bologna e il mio sogno era a occhi aperti, perchè in realtà quelle cose le avevo appena viste. Sabato sera il concerto gratuito in piazza Maggiore, ormai diventato una tradizione (negli anni passati, oltre all’imprenscindibile Gianni Morandi, padrone di casa e icona, ci sono stati la Mannoia, Elio e le Storie Tese, ecc.): comparsata di Morandi, sketch del comico Vito, un po’ di evergreen proposti da un gruppo (extralusso) di cover con balletto, e poi mezz’ora abbondante di recital di un emozionatissimo Cesare Cremonini (“abito qui vicino, sono venuto a piedi, è la prima volta in vita mia che canto in piazza Maggiore”), sei o sette canzoni che tutta la piazza ha cantato. E poi tutti a nanna, perchè chi corre non può fare troppo tardi e chi non corre, invece, ha ancora la notte davanti a sè. La Run Tune Up, la mezza maratona di Bologna, ha una storia fatta di otto edizioni ed è un evento che la città non solo sopporta ma, appunto, aspetta. Una bella corsa, tutta in centro, partenza e arrivo ai Giardini Margherita, il Central Park di Bologna. Se qualcuno non l’ha mai fatta, la consiglio vivamente. Non per farci il tempo (è forse un po’ più dura di Pavia, e poi la partenza è tanto bella quanto angusta, e se si trovi nel “tappo” del gruppone addio record personale…) ma per vivere un bel weekend di sport. E, appunto, non solo di sport.

E’ ovvio che sognavo. E’ ovvio che Bologna e Pavia non sono paragonabili. E’ ovvio che se Pavia avesse gli stessi sponsor della Run Tune Up, forse i bolognesi verrebbero a Pavia e non viceversa. Ma questo approccio organizzativo (e, se mi permettete, filosofico) mi ha davvero impressionato. Non ho mica pensato solo a Pavia, per carità. Ho pensato anche a Milano. Chissà, magari con un evento del genere organizzato all’Arena o in piazza Duomo anche la spernacchiatissima maratona di Milano potrebbe far breccia nel cuore dei milanesi. E “il concerto della maratona” potrebbe indurre qualcuno a non muovere la macchina, a non suonare il clacson, o addirittura (miracolo! miracolo!) a scendere in strada e ad applaudire quei tre-quattromila pazzi che corrono 42 chilometri.

Bologna è la prova che una certa cosa si può fare. Ribadisco, non voglio essere così stolto da mettere sullo stesso piano le due città e le due macchine organizzative, così lontane per dimensioni e possibilità. Ma perchè, a Pavia, non pensare anche a un evento legato alla nostra mezza, che ne sia l’antipasto, l’introduzione, il buon augurio? Perchè non rendere più allegra e partecipata la stessa corsa, disseminando sul percorso gruppi musicali (a Bologna erano sei, e un paio oggettivamente strepitosi) e dando l’impressione che la corsa sia una festa vera, una festa di tutti, e non solo uno sfoggio di polpacci e canottiere sotto gli occhi di gente scettica?

Lo so che ci sono i soldi di mezzo, che non è il periodo più favorevole per trovare sponsor munifici, che ci sono difficoltà tecniche e pratiche a non finire. Lo so. Ma so anche – perchè l’ho visto a Bologna, per esempio – che si può provare a fare qualcosa di diverso, e che questo qualcosa non è uno sforzo inutile, e nemmeno secondario. C’è un gran proliferare di corse, c’è ormai una gran concorrenza, ma vedo anche poca “carne” attorno all’evento agonistico. Alle mezze, soprattutto: vai, parti, arrivi, torni a casa. Timbri il tuo cartellino podistico e chi s’è visto s’è visto. E magari sei in una bella città, o in una zona interessante. In una mezza maratona da mille iscritti, vogliamo stringere il campo a 50-100 podisti pervicacemente “interessati” alla corsa (nel senso dell’andare a premio)? E per gli altri, quanto potrebbe contare (a livello di scelta tra una corsa e l’altra) il fatto di trovare manifestazioni di contorno, pacchetti turistici, offerte gastronomiche, occasioni di svago? Perchè (continuando il sogno a occhi aperti mi rivolgo alle istituzioni e al tessuto economico della città, dai negozianti ai ristoratori fino ai potenziali sponsor) star lì a guardare gente che impazzisce per organizzare una corsa, e non dare (non dico una mano) un’idea?